L’Italia è il secondo Paese europeo a non essere d’accordo con la proposta di politica di spegnimento delle auto con motore a combustione entro il 2035.
All’ultima COP26, i partecipanti hanno deciso di non vietare la vendita di auto a combustibili fossili entro il 2030 o 2035, ma dal 2040 in poi. Principalmente sotto l’influenza della lobby tedesca (auto), la scadenza è stata posticipata di molti anni.
La stessa storia si può ascoltare nella Repubblica Ceca e più recentemente in Italia. Dopotutto, c’è un’importante industria automobilistica in entrambi i paesi (si pensi: ோkoda nella Repubblica Ceca e Fiat sul suolo italiano). Paesi e produttori non sono fondamentalmente contrari all’elettromobilità, ma oggi il ritmo con cui vogliono creare cambiamento non coincide con il ritmo degli investimenti e del deprezzamento nel loro settore, che è causato da altri. Problemi come Kovit e con esso la carenza di semiconduttori sono interessati.
grido di avvertimento
Il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgietti osserva che la velocità con cui le auto ICE (motore a combustione interna, ndr) vengono gradualmente espulse dovrebbe essere ridotta. Ha anche messo in dubbio i benefici ambientali del funzionamento dell’elettricità se tutta l’elettricità non può essere prodotta in modo sostenibile al 100%.
Il ministro italiano risponde a un monito lanciato al mondo da Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellandis (gruppo formato da Fiat e PSA). Tavares sostiene che l’elettrificazione forzata non sarà più conveniente per le case automobilistiche (50% per un veicolo elettrico).
Dice che aumentando il prezzo dei veicoli, i marchi automobilistici non saranno in grado di raccogliere completamente questi costi elevati dai consumatori, il che ridurrà la qualità dei veicoli e l’occupazione nel settore.
All’ultima COP26, i partecipanti hanno deciso di non vietare la vendita di auto a combustibili fossili entro il 2030 o 2035, ma dal 2040 in poi. Principalmente sotto l’influenza della lobby tedesca (auto), la scadenza è stata posticipata di molti anni. La stessa storia si può ascoltare nella Repubblica Ceca e più recentemente in Italia. Dopotutto, c’è un’importante industria automobilistica in entrambi i paesi (si pensi: ோkoda nella Repubblica Ceca e Fiat sul suolo italiano). Paesi e produttori non sono fondamentalmente contrari all’elettromobilità, ma oggi il ritmo con cui vogliono creare cambiamento non coincide con il ritmo degli investimenti e del deprezzamento nel loro settore, che è causato da altri. Problemi come Kovit e con esso la carenza di semiconduttori sono interessati. Il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgietti osserva che la velocità con cui le auto ICE (motore a combustione interna, ndr) vengono gradualmente espulse dovrebbe essere ridotta. Ha anche messo in dubbio i vantaggi ambientali derivanti dal funzionamento interamente alimentato dall’elettricità, che verrebbe inviata al mondo se tutta l’elettricità non potesse essere prodotta in modo sostenibile al 100%. Tavares sostiene che l’elettrificazione forzata non sarà più conveniente per le case automobilistiche (50% per un veicolo elettrico). Dice che aumentando il prezzo dei veicoli, i marchi automobilistici non saranno in grado di raccogliere completamente questi costi elevati dai consumatori, il che ridurrà la qualità dei veicoli e l’occupazione nel settore.
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