Domenica pomeriggio ero in buona salute e per quanto ne so non avevo problemi gravi eppure improvvisamente mi sono sentita molto triste dal nulla. A volte succede a tutti, ma invece di stare fuori dalla tempesta o fare qualcosa di utile come pulire, fare esercizio o fare la dichiarazione dei redditi, ho iniziato a scavare. Da dove viene questa sensazione? Stava succedendo qualcosa di cui non mi rendevo ancora conto ma che potevo già sentire?
Ho superato quello che ho passato la scorsa settimana e ho lasciato che i momenti mi passassero tra le dita come carte Rolodex, ma non sono riuscito a trovare una ragione convincente per questa crisi. Poi squillò il telefono, grazie a Dio.
“Ho un nuovo apparecchio acustico con il quale ora posso telefonare tramite Bluetooth!” Zio Karel ringhiò (molto vecchio) nel mio orecchio. “Com’è li?”
Quando gli ho spiegato che soffrivo di un’incapacità di tenere traccia delle emozioni, ha riso di me.
“Seneca!” ha vinto. Una volta scrisse qualcosa di interessante sulla differenza tra i romani e gli etruschi, in base a come vedevano i fulmini: i romani pensavano che fosse causato da due nuvole che si scontrano accidentalmente l’una con l’altra, gli etruschi credevano che gli dei avessero causato la collisione delle nuvole in modo che i successivi fulmini potrebbero insegnare qualcosa all’umanità In altre parole, i romani credevano che a volte accadano cose che non significano nulla, mentre gli etruschi vedevano tutto come un segno della provvidenza. uno stato d’animo che viene fuori dal nulla. E il gioco è fatto. Non guarderò nemmeno gli Etruschi sui tuoi nervi. Dopotutto, gli Etruschi non sono i vincitori della storia “.
Questo pensiero mi ha quasi ucciso per la giornata, finché non mi è venuto in mente, non appena sono caduto a letto, che anche la civiltà romana era finalmente caduta in modo meno che cerimoniale. Beh, ho pensato, chi se ne frega. Trovare un’occasione che spieghi i tuoi sentimenti ma non li annulli, devi comunque affrontarla.
Fissai il soffitto e ricordai quello che diceva il mio vecchio insegnante di biologia, che l’evoluzione non riguarda il rendere le specie più felici, ma la sopravvivenza. E così mi sono sdraiato al sicuro e un po’ furiosamente sotto le coperte.
Guardami andare, pensai, le mie labbra tremavano. Guardami vivo.
Elena Dikowitz Qui scrive una rubrica di scambio con Marcel van Roosmalen.
Una versione di questo articolo è apparsa anche sul quotidiano del 28 marzo 2023