La Polonia sembra indietreggiare dalla lotta con l’Unione Europea sulle riforme giudiziarie del Paese. Ad esempio, l’attuale commissione disciplinare sarà abolita e riformata. Lo ha detto sabato il vice primo ministro polacco Jaroslaw Kaczynski, leader del partito al governo Legge e Giustizia.
Per qualche tempo le riforme giudiziarie in Polonia sono state oggetto di critiche in patria e all’estero. In particolare, la creazione (nel 2017) di una camera o camera disciplinare all’interno della Corte Suprema ha suscitato opposizione e ha messo la Polonia in rotta di collisione con l’Unione europea. I critici ritengono che la camera disciplinare sia alla guida del partito di governo nazionalista conservatore Legge e giustizia e che il corpo possa essere utilizzato in modo improprio per punire i giudici critici.
La Corte di giustizia europea ha affermato in una sentenza severa a luglio che l’indipendenza della magistratura non è più garantita e ha chiesto la sospensione delle attività della Camera disciplinare. Poi la Commissione Europea ha presentato un ultimatum alla Polonia. La Polonia ha tempo fino al 16 agosto per rispettare la sentenza della Corte Europea o rischiare sanzioni finanziarie.
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Dopo le critiche e le dispute legali, il governo polacco sembra ora soddisfare le richieste della Commissione europea. “Stiamo abolendo la camera disciplinare nella forma in cui opera attualmente e quindi l’oggetto della nostra controversia (con l’Unione europea) scompare”, ha detto sabato il leader del partito Kaczynski in una conversazione con l’agenzia di stampa polacca.
Secondo Kaczynski, a settembre il governo presenterà proposte per riformare la commissione disciplinare. Il capo della Corte suprema polacca ha chiarito la scorsa settimana che per il momento nessun nuovo caso sarà sottoposto al consiglio di disciplina.