Con solo 900 pazienti all’anno nei Paesi Bassi, il cancro del dotto biliare è una condizione rara. È una forma grave di cancro che si verifica nei dotti biliari, dentro e intorno al fegato. La malattia spesso progredisce inosservata, causando la diagnosi troppo tardi per l’intervento chirurgico. Parliamo con il chirurgo oncologico Maxime DeWolf e la sua paziente Alexandrina Vita, che sono arrivati puntuali per caso e con un rinvio rapido. Ha potuto sottoporsi ad un intervento chirurgico, proprio come circa 45 altri pazienti nei Paesi Bassi l’anno scorso.
Da sano a gravemente malato
Alexandrina Vita si sente bene, ma deve sottoporsi ad una visita annuale all’ospedale di Nimega per un tumore al pancreas. Durante uno di questi esami fu notata un’anomalia nei dotti biliari. È stata indirizzata all’UMC+ di Maastricht, al Centro di competenza per i tumori rari del fegato e delle vie biliari (ECZA). Nel giro di un mese è stata sottoposta a un intervento chirurgico. Ha dovuto imparare a convivere con una diagnosi seria. È una storia ben nota del chirurgo Maxime DeWulf: “Il carcinoma del dotto biliare, il cancro dei dotti biliari, inizialmente non causa disturbi evidenti. “Le persone stanno perdendo peso e si sentono stanche.” Spesso il collegamento viene stabilito solo quando si sviluppa l’ittero: “Alcuni pazienti diventano così deboli che un intervento chirurgico importante non è più possibile e muoiono”.
Chirurgia e sfide nella riparazione del fegato
Durante la procedura, che dura in media 6 ore, viene rimossa una parte del fegato. Spesso si tratta di una percentuale molto elevata, circa il 60-70%, afferma DeWolf. Questo di per sé non è un problema, perché il fegato può ricrescere dopo l’intervento. Ma a volte questo non avviene, o non è sufficiente, ed il paziente è esposto a problemi dopo l’intervento. Per i pazienti il cui intervento ha avuto successo, il recupero da un intervento così importante rappresenta uno sforzo enorme. Vita: “Per le prime settimane ho sofferto molto. La cosa più importante è uscire, fare esercizio e assicurarmi di mangiare. Inoltre, assicurati di non essere solo.
Ricerca relativa alla rigenerazione del fegato
Per promuovere la crescita del fegato, in alcuni pazienti il flusso sanguigno alla parte interessata viene interrotto prima dell’intervento chirurgico. In questo modo la parte “permanente” riceve un segnale per ingrandirsi. La chiusura della vena porta, il principale vaso sanguigno che porta al fegato, non è sempre sufficiente per consentire alla porzione rimanente di crescere adeguatamente.
Per questo motivo all’interno del MUMC+ si stanno conducendo ricerche sull’effetto dei sali biliari su questo processo. Quest’anno partirà da Maastricht lo studio internazionale Dragon 2-PLC (guidato dal chirurgo oncologico Ronald van Dam), che indagherà se sia possibile stimolare ulteriormente la crescita del fegato non solo attraverso il suo afflusso di sangue, ma anche attraverso il suo drenaggio. Per chiudere la parte malata. Ci auguriamo che questo renda più pazienti idonei all’intervento chirurgico.