“Tesoro, sai che è solo per divertimento?” Così ha raccontato a uno studente di 17 anni Antonio Avola, 66 anni, custode del Cine TV Roberto Rossellini, un liceo romano che forma tecnici cinematografici. Laura stava salendo le scale della sua scuola il 12 aprile dell'anno scorso quando all'improvviso si sentì cadere i pantaloni. Sentì qualcuno toccarle il sedere. Secondo il suo stesso rapporto, l'inciampo è durato dai cinque ai dieci secondi. Un testimone lo ha visto.
La corte credette alla ragazza, ma cinque o dieci secondi di carezze non erano sufficienti per costituire una violenza sessuale. L'assistente ha ammesso la fustigazione ma ha negato in tribunale di aver toccato i pantaloni della ragazza. Il giudice ha stabilito che l'assistente aveva “mostrato un comportamento scortese, ma mancava di desiderio”. In altre parole, non ci sarebbe stata alcuna attività sessuale. Il pubblico ministero aveva chiesto 3,5 anni contro l'uomo.
#10 secondi
La liberazione del custode suscita indignazione in Italia Gli italiani – da attori e influencer famosi a italiani sconosciuti – esprimono la loro grande rabbia, soprattutto via social, con gli hashtag. #10 secondi – Dieci secondi. Scattata dall'attore Paolo Camili Un video Al che si tocca mentre conta, poi dice: “Non è durato nemmeno dieci secondi, come potrebbe non essere un attacco? Accanto ad esso c'è Toby l'elfo [personage uit ‘Harry Potter’] Pronti con un timer per contare i secondi ogni tanto!?” È stato seguito quando molti italiani hanno deciso di filmare se stessi o tra loro, toccandosi e contando fino a dieci per esprimere quanto sarebbero durati alcuni secondi di toccamenti indesiderati.
In una conversazione con il giornale Corriere della Sera Laura esprime anche la sua mancanza di comprensione. Il procuratore dello Stato spera di ricorrere in appello. Non riesce a immaginare quanti secondi la corte abbia contato dall'innocenza. “E se ci volesse più tempo? Secondo i giudici avrei acconsentito all'aggressione? Teme che la sentenza possa portare altre donne e ragazze a decidere di non denunciare i contatti indesiderati perché non ne vale la pena.
Jeans
Non è certamente la prima volta in Italia che un tribunale italiano emette un verdetto bizzarro riguardo agli abusi sessuali su molti italiani. Un famigerato errore legale riguardava un caso di stupro e proveniva dalla Corte di Cassazione italiana, la più alta corte del paese. Nel 1999, questa corte ha annullato una precedente condanna in un caso di violenza sessuale perché la vittima indossava jeans al momento del crimine. Secondo la corte non si può parlare di stupro perché un uomo non toglie i jeans a una donna senza la sua collaborazione. La sentenza ha scatenato una tempesta di proteste tra le donne in Italia, dove le parlamentari hanno indossato jeans all'udienza del giorno successivo.
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