L’obiettivo di crescita economica dell’1% del governo italiano per quest’anno sarà difficile da raggiungere dopo le revisioni al ribasso da parte dell’agenzia statistica nazionale ISTAT la scorsa settimana, ha detto lunedì la banca centrale del paese.
Le revisioni sono “una revisione meccanica al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto alla stima (del governo) per l’anno in corso”, ha testimoniato in Parlamento il capo economista della Banca d’Italia Sergio Nicoletti Aldimari.
A parità di tutti gli altri fattori, la crescita del PIL nella terza economia dell’eurozona potrebbe raggiungere lo 0,8% nel 2024, ben al di sopra dell’obiettivo dell’1% fissato dal governo il mese scorso.
Venerdì l’ISTAT ha tagliato i dati sulla crescita del PIL su base annua per il primo e il secondo trimestre, con la cosiddetta “crescita degli acquisti” allo 0,4% alla fine del secondo trimestre, in calo dallo 0,6% prima delle revisioni.
Pertanto, se non vi è alcuna crescita trimestrale nel terzo e nel quarto trimestre, la crescita dell’intero anno sarà dello 0,4% rispetto all’anno precedente.
Il bilancio pluriennale del Tesoro pubblicato a settembre prevede una crescita dell’1% nel 2024, dell’1,2% nel 2025 e dell’1,1% l’anno successivo.
Nicoletti Altimari ha affermato che la struttura economica complessiva del progetto “rientra nell’ambito delle previsioni dei principali meteorologi, ma è più positiva delle nostre recenti stime, suggerendo possibili rischi al ribasso”.
La banca centrale ha invitato ad un approccio cauto nei confronti delle finanze pubbliche e ha affermato che un rapporto debito/PIL in graduale diminuzione dovrebbe essere una priorità.
Il ministero delle Finanze punta a un deficit di bilancio pari al 3,8% del Pil quest’anno, in netto calo rispetto al 7,2% dell’anno scorso, il più alto nei 20 paesi della zona euro.
Dopo essere sceso al 3,3% del Pil previsto per il prossimo anno, il disavanzo dovrebbe raggiungere il 2,8% nel 2026, al di sotto del tetto Ue del 3%.
Sulla base delle tendenze attuali, si stima che il deficit si ridurrà al 2,9% del PIL nel 2025 e al 2,1% nel 2026, lasciando poco spazio per ulteriori misure di spesa o tagli fiscali.
Tuttavia, la Banca d’Italia ha avvertito che piccole deviazioni dal piano del governo renderebbero difficile riportare il deficit al di sotto del tetto UE del 3% del PIL entro il 2026, come promesso.