Quando un missile antiaereo sovietico abbatté un aereo da ricognizione americano U-2 su Cuba il 27 ottobre 1962, la Casa Bianca pensò che si trattasse di un’escalation deliberata, non quello che era realmente: un’iniziativa canaglia di un comandante locale. Anche due settimane dopo, quando l’allora leader sovietico Krusciov (1894-1971) annunciò il ritiro dei missili russi da Cuba, i leader militari americani insistettero che si trattava di uno stratagemma sovietico e chiesero l’invasione dell’isola. Fortunatamente, il presidente Kennedy (1917-1963) mantenne la calma nelle settimane successive.
Il che ci porta al qui e ora. La differenza non potrebbe essere maggiore con le prime reazioni alla collisione tra un drone da ricognizione statunitense e un caccia russo sul Mar Nero. Laddove c’erano appelli immediati a ritorsioni ed escalation, entrambe le capitali stanno ora rispondendo in modo alquanto conciliante e rassicurante.
Sembra quindi che Joe Biden abbia ben ricordato cosa sta facendo il presidente Kennedy e cosa fare durante la crisi dei missili cubani. Il primo sì: riconoscere la realtà delle circostanze in cui avviene il confronto. Nelle parole di JFK, “Una guerra diretta non dovrebbe mai essere combattuta tra due superpotenze nucleari”.
In secondo luogo, il progetto di forza, risolutezza e perseveranza americana. Quindi continuano a svolgere missioni di ricognizione con i droni; Qualcosa che Washington ha già confermato.
Terzo: tieni sempre a mente il risultato finale previsto ed evita eventi che distraggono dagli obiettivi. In Ucraina, ciò significa impedire alla Russia di impadronirsi di un paese sovrano e diffondere il conflitto nel territorio della NATO. È chiaro che la questione dei droni esula da queste questioni di principio.
Il primo non è semplice: evita sempre di reagire in modo eccessivo. La seconda cosa da evitare: non farti coinvolgere in un attacco che uccide i soldati nemici. Perché con questo, vengono presi contemporaneamente diversi gradini della scala di escalation. Ovviamente, i piloti di droni americani hanno seguito questa spedizione.
Sembra che le lezioni della crisi dei missili cubani siano ancora ben ricordate dalla parte russa, come dimostra la loro moderazione. Tuttavia, c’è un punto che Putin sembra aver dimenticato di questo periodo, ed è l’emozionante lettera che Krusciov scrisse a Kennedy al culmine della crisi. “Signor Presidente, lei ed io non dobbiamo ora tirare le due estremità della corda in cui è legato il nodo della guerra, perché più tiriamo entrambi, più stretto sarà quel nodo. Potrebbe venire un momento in cui sia così stretto che nemmeno chi lo ha fatto avrà la forza di scioglierlo, a quel punto sarà necessario tagliare il nodo e non devo spiegare cosa significa”.
In questo messaggio, il leader sovietico ha aperto la porta alla risoluzione della crisi. E il suo successore, Putin, è ancora lontano dal compiere un gesto così costruttivo nei confronti della guerra in Ucraina.