Un aereo con a bordo un centinaio di soldati keniani è decollato dall’aeroporto di Goma poco dopo le 5 del mattino (ora locale) di domenica mattina. Oltre ai keniani, anche le forze ugandesi, burundesi e sud sudanesi partecipano alla missione che avrebbe dovuto ripristinare la normalità nel tormentato Congo orientale. Non è chiaro quando gli altri paesi inizieranno a ritirarsi.

Il contingente keniano è arrivato a Goma l’anno scorso, poco più di un anno dopo che il gruppo ribelle M23, sostenuto dal Ruanda, era emerso e aveva catturato gran parte della provincia del Nord Kivu.

A quel tempo, il governo congolese contattò la Comunità dell’Africa orientale per espellere i ribelli. Ma la popolazione locale, e successivamente il regime di Kinshasa, si sono rapidamente rivoltati contro le forze dell’Africa orientale accusate di collusione con i ribelli. Solo le forze burundesi porteranno a termine la loro missione.

Dopo il vertice della Comunità dell’Africa orientale della scorsa settimana, l’organizzazione nazionale ha annunciato che Kinshasa non estenderà il suo mandato “oltre l’8 dicembre 2023”. Il presidente Felix Tshisekedi spera di sostituire i soldati dell’EAC con una forza della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC). Di una simile missione si parla già dallo scorso maggio, ma non è mai diventata concreta.

Le Nazioni Unite mantengono anche la missione MONUSCO in Congo, e lo fanno dal 1999. Questa missione comprende circa 14.000 soldati di mantenimento della pace, soprattutto nell’est. Anche queste forze non sono molto popolari tra la popolazione. Deve iniziare un ritiro “ordinato ma rapido” all’inizio del prossimo anno.

Le elezioni presidenziali in Congo sono previste per il 20 dicembre. A causa dell’insicurezza, si prevede che alcune parti dell’irrequieta provincia del Nord Kivu non potranno votare.