Gli accordi, che devono ancora essere elaborati, dovrebbero fornire una soluzione a una disputa di lunga data sui sussidi statunitensi per la tecnologia verde. I paesi dell’Unione Europea hanno ritenuto che le richieste equivalessero al protezionismo statunitense.

L’anno scorso Biden è riuscito a far passare al Congresso Usa la cosiddetta IRA, che prevede sussidi e crediti d’imposta per un valore di 430 miliardi di dollari (più di 403 miliardi di euro). Uno degli obiettivi importanti di questa legge è dimezzare le emissioni di carbonio entro il 2030. Il Paese vuole affrontare la crisi climatica e promuovere le energie rinnovabili.

Ma in Europa si teme che, a causa degli allettanti schemi IRA, anche le aziende europee preferiscano investire negli Stati Uniti, e quindi non versare denaro nello sviluppo della capacità produttiva nell’UE.

Le batterie dei veicoli elettrici, ad esempio, richiedono molti metalli e minerali. L’Europa vuole che venga estratto anche qui, ma se gli Stati Uniti preferiscono questo materiale dal proprio paese, potrebbe essere un male per l’industria europea. La questione è se l’accordo possa contare anche sull’appoggio dei politici statunitensi.

I funzionari dell’UE affermano che gli Stati Uniti e l’Europa devono restare uniti come alleati e formare un fronte comune contro le maggiori minacce provenienti dalla Cina.

Il mese scorso la Commissione europea ha presentato il suo piano per l’industria verde in risposta al disegno di legge dell’IRA degli Stati Uniti, con maggiori aiuti governativi per aiutare l’Europa a competere come hub di produzione di prodotti a tecnologia pulita.